APPUNTI DI CRITICA ARTISTICA


Giovan Battista Crespi detto il Cerano, Il Miracolo di Beatrice Crespi ovvero La Guarigione del Cancro della Mammella, 1610ca

Giovan Battista Crespi detto il Cerano, Il Miracolo di Beatrice Crespi ovvero La Guarigione del Cancro della Mammella, 1610ca

Beatrice Crespi era affetta da una piaga infetta alla mammella che periodicamente drenava con una piccola cannula d’argento. Un giorno, dopo essere ritornata dalla tomba di San Carlo Borromeo dove si recava ogni giorno a pregare, al momento di medicare la piaga si accorge che essa è completamente guarita. Lo stupore della protagonista di una miracolosa guarigione e quello della serva incredula viene documentato, in maniera efficace ed immediata, dall’abile pennello del Cerano tra i Miracoli di San Carlo Borromeo, una serie di quadri conservati nel Duomo di Milano.Per quanto il titolo completo dell’opera sia il Miracolo di Beatrice Crespi ovvero La Guarigione del Cancro della Mammella, in realtà noi non sappiamo se si trattava di un vero cancro o piuttosto di una affezione benigna quale, ad esempio, una mastite o una galattoforite. Nel passato, come in parte anche ai nostri giorni, le malattie benigne della mammella venivano scarsamente considerate, a parte le manifestazioni legate alle anomalie ed all’allattamento.

Celso aveva descritto gli strumi mammari, ed altri autori avevano sporadicamente segnalati casi clinici di mammelle ingrossate come ammassi di noci oppure sacchetti di bussolotti. Le prime descrizioni patologiche si debbono a Sir Astley Cooper (1829) che parla di ‘idatidi cellulose’, a Benjamin Brodie (1840) che descrive i ‘tumori sierocistici’, e ad Alfred Velpeau (1854) che descrive ampiamente i sintomi senza tuttavia dare indicazioni nosologiche. Quindi solo nel XIX secolo compaiono le prime descrizioni di quelle che vengono genericamente definite ‘displasie’, ed in particolare il merito di aver descritto la maladie cystique des mammelles viene attribuito a Paul Reclus (1883).

Fino ad allora, prima di ogni decisione chirurgica, per stabilire la natura di una malattia si attendevano spesso diversi mesi e solo la risoluzione dei sintomi portava a considerare come benigne le malattie che in qualche modo rispondevano alle terapie. In qualche caso (come, forse, quello di Beatrice), tuttavia, la sintomatologia si pone con tale evidenza che la paura della donna finisce col convincere gli stessi medici di trovarsi di fronte ad una grave malattia tumorale, specie quando i risultati delle cure tardano a manifestarsi. Scrive William Osler, certamente il più arguto dei medici autori di aforismi: noi ci proponiamo di convenire con le nostre speranze, ma agiamo in modo di acconsentire alle nostre paure“.