LE STAGIONI DELLA DONNA


Mondor

Voici la rose, articolo di Henri Mondor, con disegni dell’autore, in France-lllustration, 1952. In:Sempiterno Femminino, Menopausa e Suoi Dintorni Culturali (1995), di A. Pluchinotta.

Robert Greenblatt, Professore emerito di endocrinologia, sostenitore delle terapie ormonali e pioniere degli impianti sottocutanei di estradiolo, afferma che una donna nell’autunno della sua vita potrebbe riservarci un’estate indiana piuttosto che un inverno di scontento.

Una raffigurazione suggestiva il cui significato va oltre la boutade, in quanto raffronta una visione pessimistica (l’inverno, una stagione che potrebbe più riferirsi alla vecchiaia avanzata) con una apparentemente ottimistica (l’estate, considerata la stagione delle passioni ormai senza freni).

Cultura, dieta, supporti più o meno ormonali hanno sicuramente anticipato l’autunno ad una tarda estate, ma quel che ci piace di più è l’espressione ‘estate indiana’, che allude ad un immaginario magico, in quanto esotico e sensuale come la cultura di quei popoli.

In fondo, nel rapporto amoroso la bellezza è un elemento secondario che quindi non necessita di surrogati. In alcuni casi non e così secondario, e comunque vi sono altri elementi di importanza forse maggiore, come il sentimento, le esperienze comuni, la stima reciproca, anche l’immaginazione. Sentimento e fantasia nei confronti di una donna che si ritrovano nei versi di Paolo Silenziario che nel VI secolo scrive: Amo più le tue rughe,Filinna,/ che lo splendore della giovinezza./ Mi piace sentire nella mano/ il tuo seno, che piega più pesante/ le sue punte, più del seno diritto/ di una ragazza. Il tuo autunno è migliore/ della sua primavera ed il tuo inverno/ e più caldo della sua estate.

Un autunno che del tramonto non ricorda banalmente solamente ‘il viale’, ma la dolcezza e la grazia dei colori. E quanto si ritrova nei versi di John Donne: Nè primavera nè estate hanno così tanta grazia, al modo di quella che vedo nel tuo autunnale volto.

La grazia, si sa, è un elemento indispensabile alla bellezza, tale da divenire essa stessa un motivo di attrazione, superiore talora alle malie delle forme seducenti. Scrive Louis Bouilhet (1822-1869): Che m’importa del tuo seno magro, o mia amata, si è più vicini al cuore quando il petto è scarno, ed io vedo, come un merlo chiuso nella sua gabbia, l’amore che si risveglia cantando tra le tue ossa.

Un’altra comune metafora è quella che paragona l’invecchiamento della donna allo sfiorire di un bel fiore. Scrive Stendhal: la vostra intima amica vi da altri piaceri: i piaceri della vecchiezza. E un fiore che dopo essere stato rosa al mattino, nella stagione dei fiori, diviene un frutto delizioso la sera, quando le rose non sono più di stagione.

Henri Mondor (1885-1962), eccezionale chirurgo, ma anche poeta e disegnatore di talento, descrive le diverse fasi della vita associandole con grande finezza al destino di una rosa. In Voici la rose (1952) illustra e descrive sette fasi che caratterizzano il destino di questo fiore, come pure di ogni essere umano, dallo sviluppo al decadimento; rosa chiusa, indecisa, offerta, soddisfatta (comblée), radiosa(épanouie), prostrata (accablée), sciupata (ruinée).

Della donna paragonata ad un fiore potremmo anche aggiungere che, come di un fiore, a parole se ne può descrivere la forma… ma non il profumo.