NOTE DI ORDINARIA MALATTIA (5)


notebookE’ difficile accettare l’idea che la malattia possa far parte della vita, soprattutto se essa ci riguarda personalmente. Eppure, per quanto straordinaria, dovremmo fare della malattia una condizione ordinaria o per lo meno accettabile. Una piccola serie di brevi annotazioni letterarie e saggistiche – a cadenza settimanale – preziosa per originalità e importanza degli autori.

Lo psichiatra italiano Eugenio Borgna trova le parole più semplici per sostenere che La malattia è bisogno di ascolto.

Quando ci avviciniamo ad una persona malata, cerchiamo sempre di metterci in un atteggiamento interiore di ascolto: di ascolto delle parole che ci vengono dette ma anche di quelle che non ci vengono dette: immerse in un silenzio che è, a sua volta, portatore di suoi significati. Ascoltiamo senza fare molte domande; rispettando fino in fondo, la riservatezza e la ritrosia delle persone: la loro timidezza. Certo, è ugualmente necessario che ciascuno di noi si abitui, e si educhi, ad analizzare le emozioni, e i timori, che si provano dinanzi ad una persona malata; e, allora, se ci sentiamo feriti dalla inquietudine o dalla paura, dall’angoscia o dalla vertigine del dolore morale, è molto meglio rinunciare a prestare un qualche aiuto ad una persona che desti in noi questi sentimenti: anche se involontari e incolpevoli. Chi si ammala di qualcosa, che conduca in particolare alla ospedalizzazione, riesce a cogliere immediatamente, e con antenne sensibilissime, le nostre ansie e le nostre insicurezze; e queste non possono non essere fonte di malessere. E ci si sente ancora più soli, sempre più soli; e disperatamente lontani da chi sta bene, e non sembra capire cosa significa stare male.

Eugenio Borgna, La solitudine dell’anima, Milano, Feltrinelli, 2011.