Fernando Pessoa è un poeta ma anche un intellettuale prigioniero delle sue profonde riflessioni da cui sembra voler sfuggire con le sue maschere e i suoi mutamenti di identità (eteronimi). Da Maschere e Paradossi è tratta questa riflessione sull’insegnamento.
Ci sono tre maniere di insegnare le cose a qualcuno: dirle, provarle, suggerirle.
Il primo procedimento è quello dogmatico. E’ impiegato legittimamente per insegnare cose risapute e dimostrate a creature incapaci per età o ignoranza di comprenderne le prove che si fossero loro presentate. Così si insegna la grammatica ai bambini e ai poco istruiti, senza entrare in spiegazioni, che sarebbero inutili e risulterebbero frustranti, sui fondamenti logici e filologici della grammatica.
Il secondo procedimento è quello filosofico. E’ impiegato legittimamente per trasmettere a persone con piena capacità mentale certi insegnamenti, o scientificamente provati ma non conosciuti dal discepolo, o puramente teorici e che per tanto è tenuto a capirli nei suoi fondamenti per poterli criticare.
Il terzo procedimento è quello simbolico. E’ impiegato legittimamente per trasmettere a persone con piena capacità mentale insegnamenti che esigono il possesso di qualità mentali superiori al semplice raziocinio, e il simbolo viene dato loro affinché queste persone, facendo ricorso a ciò che potrebbero avere in embrione di queste qualità, allo stesso tempo le sviluppino dentro di loro e cerchino di capire, grazie allo stesso sviluppo, il senso del simbolo che è stato loro dato.
Il primo procedimento è diretto alla memoria e si chiama insegnamento; il secondo all’intelligenza e si chiama dimostrazione; il terzo all’intuizione e si chiama iniziazione.