CAREZZA NON E’ UNA PAROLA (5) Il nostro Io pensante emerge attraverso la pelle


Ernestine Ruben, My poor left hand, 1998

Ernestine Ruben, My poor left hand, 1998

In precedenza:  (1) Quando la mano si fa voce (2) La carezza è risveglio dei sensi – (3) Non sempre le parole riescono a raggiungerci – (4) Per il bambino la carezza è formazione. A seguire:   (6) La carezza ci conduce all’idea dell’infinito – (7) La carezza è apertura mentale alle singolarità dell’altro – (8) La carezza è memoria impressa nel tempo – (9) La carezza è naturalezza che scorre fluida – (10) La metafora della carezza costruisce la pace – (11) Senza carezze viene meno la speranza – (12) La carezza lotta contro l’indifferenza.

Lo psicoanalista Didier Anzieu ha messo in risalto come la pelle rappresenti non solamente un involucro di protezione e di sostegno corporeo ma una complessa interfaccia tra le continue e complesse informazioni che percepiamo dall’esterno e il pensiero. Anzieu ipotizza una doppia concatenazione tra corporeità (pelle) e psichismo (Io), e tra psichismo e pensiero. Il pensare emerge perché già esistono nella nostra mente pensieri grezzi – confusi, densi, carichi di sensorialità – impressioni originarie di tipo sensoriale, cutaneo, posturali, cinestesiche, in buona parte di origine arcaica e genetica. Lo sviluppo di un Io pensante può essere immaginato come l’esito di un lavoro fatto dalla mente per contenere la tensione cui è sottoposta dall’emergere dei contenuti psichici, ed è solo in seguito all’attività del pensare che questi contenuti psichici possono essere riconosciuti come sensazioni, affetti, pensieri, idee, giudizi, catene di ragionamenti, in definitiva trasformati in “pensieri pensabili”.

In qualche modo la carezza acquieta alcune delle sensazioni confuse che si agitano dentro di noi, ‘tocca’ le giuste percezioni sensoriali e fa emergere un pensiero più semplice e immediato, generalmente un pensiero positivo. Il poeta Antonio Gamoneda esprime questo concetto quando scrive del mondo che rimane in silenzio per un momento e delle mani che fanno capire come si capiscono le cose: “Un giorno il mondo rimase in silenzio;/gli alberi, in alto, erano profondi e maestosi,/ e noi sentivamo sotto la nostra pelle/ il movimento della terra.// Soavi le tue mani nelle mie/ e io sentii la gravezza e la luce/e tu che mi vivevi dentro il cuore.// Tutto era verità sotto gli alberi,/ tutto era verità. Io capivo/ tutte le cose come si capiscono/ un frutto con la bocca, una luce con gli occhi”.

La semplificazione e l’immediatezza del pensiero determinate dalle percezioni cutanee è quanto sostiene Georg Friedrich Hegel quando afferma che “non c’è niente di più profondo di ciò che appare in superficie“. Affermazione, apparentemente contraddittoria che sottolinea la possibilità di cogliere ‘a pelle’ l’essenza delle cose e delle persone fidandoci (entro certi limiti) più dell’istinto che della razionalizzazione. In modo diverso lo stesso concetto viene ripreso da Oscar Wilde con il noto aforisma: “solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze”.

 

CARESS IT’S NOT JUST A WORD
(5)
Our thinking Ego emerges through the skin

Before: (1) When the hand becomes word – (2) The caress is an awakening of the senses – (3) Words cannot always reach us – (4) For the child a caress is development. To follow:  (6) The caress leads us to the concept of the infinite – (7) The caress is a mental aperture towards the uniqueness of the other – (8) The caress is memory imprinted in time – (9) A caress is spontaneity unrestrained – (10) Caress as metaphor builds peace – (11) Hope dies without caresses – (12) The caress fights indifference

The psychoanalyst Didier Anzieu has shown how the skin represents not only an envelope that protects and supports the body but is a complex interface

between the complex information we continuously perceive from the world outside and thought. Anzieu hypothesizes a twofold link between the body (skin) and psychism (ego) (skin ego to psychic thought), and between psychism and thought (psychic thought to the thinking ego). Thinking emerges because unformed thoughts – confused, dense, laden with sensorial aspects – already exist in our minds. They are primordial impressions of a sensorial, cutaneous, postural, kinesthetic type, mostly of archaic and genetic origins. The development of a thinking ego can be thought of as the result of the activity of the mind in its attempt to contain the tension to which it is subjected by the emergence of the psychic contents. Only subsequent to the activity of thinking can these psychic contents be recognized as sensations, affects, thoughts, ideas, judgments, chains of reasoning, transformed in other words into “thinkable thoughts”.

In some way the caress calms some of the confused and restless sensations within us, ‘touches’ the right sensorial perceptions and brings to the surface a simpler and more immediate, generally positive, thought. The poet Antonio Gamoneda expresses this concept when he writes of the world that remains silent for a moment and of hands that show us how things are understood: “Your hands existed. / One day the world remained silent;/ The trees, up above, were deep and majestic, / And we sensed, beneath our skin/ The movement of the earth. // Your hands were soft in mine/ And I sensed the gravity and the light/ And that you lived in my heart. / Everything was true beneath the trees, / Everything was true. I understood/ All things, in the way one understands/ Fruit in the mouth, light in the eyes.”

When Hegel affirms, “There is nothing more profound than what appears on the surface” he is referring to the simplification and immediacy of thought determined by cutaneous perception. This apparently contradictory affirmation highlights the possibility of a “skin-deep” comprehension of the essence of things and persons trusting (within certain limits) more in instinct than rationalization. In his famous aphorism “It is only shallow people who do not judge by appearances” Oscar Wilde says more or less the same thing.