COSA SONO LE MICROCALCIFICAZIONI RADIOLOGICHE


Marc Chagall, Untitled, 1969, Litografia.

Marc Chagall, Untitled, 1969, Litografia.

Effettuando la mammografia è possibile che vengano occasionalmente riscontrate delle calcificazioni radiologiche di cui il radiologo ritiene necessario un approfondimento. Parliamo delle calcificazioni di piccole dimensioni (non quelle grossolane che sono sicuramente benigne), che si presentano come unico sintomo, ossia senza opacità nodulari o rilievi ecografici. Per quanto la metodologia delle microcalcificazioni sia codificata, non è facile per il medico dare alla donna informazioni complete ed esaurienti, soprattutto ad un primo colloquio, prima che vengano effettuati ulteriori accertamenti; le situazioni sono infatti estremamente variabili e spesso è possibile fare conclusioni solo dopo il completamento degli accertamenti o un adeguato periodo di osservazione.

Genericamente si può affermare che:
– trattandosi di un rilievo esclusivamente radiologico, a cui non corrispondono rilievi clinici o ecografici, le indicazioni ad un approfondimento diagnostico spettano soprattutto al radiologo;
– il loro significato è molto variabile: possono rappresentare delle semplici scorie metaboliche (specie quando sono sparse) che fanno parte dei normali processi di involuzione della ghiandola, possono indicare la presenza di un tessuto ‘stimolato’ e quindi ‘a rischio’ (iperplasie più o meno atipiche), oppure possono esprimere la presenza di una malattia tumorale iniziale confinata all’interno dei canali del latte (detta neoplasia in situ, o intraduttale).

Le calcificazioni vengono prese in considerazioni nei casi in cui:
– sono raggruppate “a focolaio” (detto anche cluster, ossia raggruppamento), quindi non hanno generalmente importanza quelle ‘diffuse’ ma senza focolai, soprattutto se bilaterali;
– sono sospette per forma (generalmente irregolare ‘a frammenti’ o pulvurulente ‘a grani di sale’)
– sono sospette per densità, ma questo è un criterio tecnico difficile da quantificare;
– hanno una forma che in sè  è poco dubbia, ma vi è comunque una disposizione a focolaio.

Nei casi in cui è consigliato un approfondimento diagnostico:
– poiché le calcificazioni non formano un nucleo di addensamento, l’accertamento citologico (agoaspirato) è normalmente sconsigliato in quanto inadeguato per la diagnosi.
– è consigliato invece effettuare un accertamento istologico che può essere ottenuto, a seconda dei casi, con una biopsia chirurgica o anche con una agobiopsia. In fase diagnostica una biopsia chirurgica potrebbe risultare eccessiva e quindi, se attuabile, è preferibile ricorrere ad una agobiopsia che viene effettuata sotto guida radiologica, generalmente con un’apparecchiatura dedicata (ve ne sono di vari tipi, dalla più semplice stereotassi al Suros e al Mammotome).

Cosa succede se il prelievo evidenzia la presenza di cellule tumorali?
Le malattie tumorali che si manifestano con microcalcificazioni sono generalmente poco evolutive e localizzate solamente alla mammella, quindi con una buona prognosi. Rispetto a quelle che si manifestano con un nodulo, tuttavia, sono meno definite e visibili e quindi più difficili da valutare sia per quanto riguarda la loro reale estensione che per l’ipotetico rischio di trovarsi di fronte ad un tessuto predisposto in cui potrebbero trovarsi, o successivamente formarsi, altri focolai di malattia.