LA PAURA DI AVERE PAURA (2)


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Come in Note di ordinaria malattia, vogliamo affrontare il tema della paura, divenuta anch’essa ordinaria, come per alleggerirla. Pure per questa serie utilizzeremo brevi ma preziose annotazioni letterarie e saggistiche (volutamente senza commenti) che verranno pubblicate a cadenza settimanale.

Continuiamo con un testo di Marianne Williamson  sulla necessità di una autostima che superi sia La paura di essere inadeguati o di prevaricare.

La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.  Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi cosicchè gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere come fanno i bambini. Non solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi. E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere, inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli gli altri.

Our deepest fear is not that we are inadequate. Our deepest fear is that we are powerful beyond measure. It is our light, not our darkness, that most frightens us. Your playing small does not serve the world. There is nothing enlightened about shrinking so that other people won’t feel insecure around you.

We are all meant to shine as children do. It’s not just in some of us; it is in everyone. And as we let our own lights shine, we unconsciously give other people permission to do the same. As we are liberated from our own fear, our presence automatically liberates others.