Come in Note di ordinaria malattia, vogliamo affrontare il tema della paura, divenuta anch’essa ordinaria, come per alleggerirla. Pure per questa serie utilizzeremo brevi ma preziose annotazioni letterarie e saggistiche (volutamente senza commenti) che verranno pubblicate a cadenza settimanale.
Continuiamo con un testo di Dino Buzzati su La paura di una sofferenza da solo, senza che gli altri possano o sappiano prenderne parte.
Tutto quanto fugge via, gli uomini, le stagioni, le nubi; e non serve aggrapparsi alle pietre, resistere in cima a qualche scoglio, le dita stanche si aprono, le braccia si afflosciano inerti, si è trascinati ancora nel fiume, che pare lento ma non si ferma mai. (…)
Proprio in quel tempo Drogo si accorse come gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangono sempre lontani; che se uno soffre il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; che se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita.
Dino Buzzati. Il Deserto dei Tartari, Milano, Rizzoli, 1940.