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Per rifarsi il seno in modo definitivo, meglio le protesi o il grasso tolto là dove c’è n’è fin troppo?
Da una parte ci sono le protesi, utilizzate da quasi 50 anni, disponibili sempre più nuove, in circa cento modelli diversi anche per consistenza che garantiscono una naturalezza superiore, più resistenti e durature, rivestite in modo tale da ridurre la naturale reazione fibrosa generata dal tessuto mammario intorno al silicone che agisce da corpo estraneo.
Dall’altra parte c’è l’utilizzo del grasso per aumentare il seno e correggere piccoli inestetismi dovuti, per esempio, ad interventi conservativi troppo estesi. Anche qui vi sono novità per utilizzare il grasso al meglio e potenziarlo affinché i risultati siano duraturi. Attraverso piccole incisioni si introducono delle cannule che iniettano il grasso all’interno dei tessuti, ottenendo tra l’altro anche un ritorno della sensibilità anche in tessuti molto traumatizzati, perché le staminali contenute nel grasso riescono a ricostruire il sistema nervoso periferico.
Le protesi hanno numerosi vantaggi in quanto recuperano un aspetto naturale in un unico intervento, ovviamente anche e soprattutto nelle donne magre.
Per il “trapianto autologo di cellule adipose”, detto anche lipofilling (riempimento di grasso) bisogna invece che il tessuto adiposo iniettato sia subito vascolarizzato dal sangue circolante della paziente; non si può quindi inserire più di una certa quantità di grasso in tempi rapidi perché il suo centro non sarebbe irrorato, ma si creano microtunnel in cui inserire filamenti di cellule adipose. In caso di correzione estetica si riescono ad introdurre da 150 a 250 cc di tessuto (pari ad una-due taglie) in circa 2 ore. In caso di mastectomia si rendono necessari più interventi a distanza di almeno tre mesi. In caso di mastoplastica additiva estetica si può arrivare a inserire quanto basta per aumentare di una/due taglie il seno in un solo intervento di due ore e mezza. Dopo l’intervento occorre utilizzare particolari accorgimenti per meglio espandere i tessuti e stimolare le staminali a produrre altro adipe.
Non è poi tutti così semplice. Per esempio, bisogna avere il grasso ‘giusto’, povero di trigliceridi e ricco di cellule adipose, anche se alcune sofisticate macchine di filtraggio consentono di avere una certa percentuale di tessuto ottimale. Bisogna inoltre che il grasso venga prelevato da qualche parte del corpo senza creare danni. Infine, se il seno è molto cadente il riempimento di grasso non basta, serve la proiezione in avanti che solo la protesi può offrire.
Per concludere, bisogna che il chirurgo plastico valuti con attenzione tutti i parametri e abbia con la paziente un colloquio esaustivo su quelle che possono essere le reali aspettative.