C’è un lago nel cuore di ogni uomo – scrive il romanziere irlandese George Moore – ed egli ascolta il suo mormorio anno dopo anno, sempre più attentamente finché, alla fine, decide di tuffarsi.
Il tuffatore cosciente, attento, controllato nello slancio e ardito insieme, sicuro del piacere liberatorio che proverà nell’immersione, è colui che toma nel liquido rigenerante della vita, alle sue origini, per goderne in modo completo, per scendere e poi risalire, respirando a pieni polmoni l’identità ritrovata. Il tuffo è l’ultimo atto di una danza che è ricerca di sé, dei propri bisogni e desideri, della propria interezza, salute emotiva, capacità d’amare, ottenute permettendo al bambino inferiore che abita ciascuno di noi. di elaborare il lutto della sofferenza, degli abbandoni, dei dolori patiti, e permettendo all’adulto di cercare un partner capace di contenere, restituire, amplificare l’amore che gli viene dato, capace di rendere umana l’utopia d’amore, capace di accogliere la grazia liberatoria, infinita, illuminante dell’amore generoso. Dell’incondizionato amore.