Se vi chiedete quali potrebbero essere i commenti di questi visitatori del Louvre interessati al quadro, vi suggeriamo le pagine dello scrittore Wolfram Fleischhauer in Un enigma color porpora (Milano, Longanesi, 2004)
« Mi avvicinai alla tela. Scuola di Fontainebleau. Di anonimo. Gabrielle d’Estrées con una delle sue sorelle. 1600 circa. E davvero il quadro più strano che io abbia mai visto. Ma lei lo conosce. Due dame posano nude in una vasca di pietra sul cui bordo è gettato un drappo. La donna a destra di chi guarda dovrebbe rappresentare Gabrielle. Tra la punta delle dita della mano sinistra tiene un anello, mentre la destra è appoggiata mollemente sul bordo della vasca. Anche la sorella che le sta accanto ha la destra sul bordo della vasca, mentre con il pollice e l’indice della mano sinistra pizzica il capezzolo destro di Gabrielle.
E i margini del quadro sono bordati da ricchi tendaggi rosso porpora. Si direbbe di trovarsi davanti a un palcoscenico, e le due donne hanno sul volto l’espressione di chi deve sostenere gli sguardi di un grande pubblico. »
Koszinski annuì. « Sì. Ma ora che avevo davanti a me l’originale scoprii altri dettagli che prima, sulla piccola riproduzione che lei mi ha mostrato, non avevo notato. E c’erano molte altre cose curiose da osservare. »
« Si riferisce alla donna sullo sfondo? »
« Non solo. In secondo piano spunta nella stanza un tavolo, o una cassapanca, coperto da un panno verde. Il mobile è davanti a un camino che delimita il fondo della stanza. Un fuoco in procinto di spegnersi getta una luce debole sul panno verde scuro. Accanto al camino siede una donna impegnata in un lavoro di cucito. Tra lei e il camino è appeso alla parete uno specchio nero. Si ricorda che cosa c’è sopra il camino? »
La domanda mi colse di sorpresa. Avevo osservato il quadro un’infinità di volte, però in quel momento non avrei saputo rispondere.
Ma Koszinski aveva già ripreso a parlare. «C’è un dettaglio che è facile trascurare e che si può riconoscere chiaramente solo sull’originale. Sopra il camino si vede un altro dipinto, un quadro nel quadro. Mostra il basso ventre di un uomo. Ha un drappo rosso gettato sui lombi, come se fosse appena scivolato esausto a terra dal letto. »
« Ma certo, ora ricordo. L’ho sempre considerato un abbellimento della parete, privo di importanza. Forse lo scorcio di una scena mitologica. »
«Tutto è possibile. Ma perché la duchessa avrebbe dovuto farsi ritrarre a quel modo? E che cosa significano quei gesti così particolari? Chi è la donna sullo sfondo, china su un lavoro di cucito? Una dama di camera? Che cosa si deve pensare degli altri oggetti? Uno specchio nero. Un tavolo o una cassapanca coperta da un panno verde scuro. Un fuoco quasi spento e sopra a esso la metà di un altro quadro che mostra il basso ventre succintamente coperto di un uomo nudo? »
Le parole di Koszinski avevano un effetto contagioso, e sentii infiammarsi di nuovo la fascinazione da cui ero stato colto anni prima davanti a quella scena misteriosa.
« Ma il mistero più grande », dissi, « è il gioco delle mani delle due dame. Che cosa vuoi significare quel modo di afferrare il capezzolo? »
« Naturalmente me lo sono chiesto anch’io. Forse il gesto è un riferimento allegorico a una gravidanza, e le dita che cercano di trarre dal capezzolo un’immaginaria stilla di latte suggeriscono simbolicamente il tempo successivo al parto. Ma certamente una simile interpretazione non toglie che il gesto abbia qualcosa di inaudito, sì, quasi di perverso. »
Sapevo che gli storici dell’arte, non trovando altre spiegazioni, propendevano per questa interpretazione che, seppure non del tutto soddisfacente, almeno all’apparenza sembrava plausibile. «Ho letto», dissi, «che nel periodo in cui pare sia stato realizzato il quadro la duchessa era incinta. Il gesto della sorella verosimilmente allude all’imminente nascita del bambino. Se così fosse si chiarirebbe anche il ruolo della dama di camera, che starebbe cucendo il vestitino per il battesimo del nascituro. »
« E quindi il quadro che nel dipinto spunta sopra il camino e mostra il basso ventre di un uomo presumibilmente allude al padre del bambino. »
Esitai. A questa possibilità non avevo proprio pensato. « Già, in fondo perché no? »
«Benissimo, ma allora perché non possiamo vederne il volto? Difficile che la duchessa avesse interesse a diffondere incertezza sulla paternità di suo figlio. Dopotutto lei era l’amante ufficiale del Re di Francia, una maitresse en titre che mirava alla corona. E perché l’atmosfera sullo sfondo è così opprimente, il tavolo drappeggiato di verde, il fuoco che langue più dietro, la dama di camera ripiegata su sé stessa? »