A seguire: (2) La carezza è risveglio dei sensi – (3) Non sempre le parole riescono a raggiungerci – (4) Per il bambino la carezza è formazione – (5) Il nostro Io pensante emerge attraverso la pelle – (6) La carezza ci conduce all’idea dell’infinito – (7) La carezza è apertura mentale alle singolarità dell’altro – (8) La carezza è memoria impressa nel tempo – (9) La carezza è naturalezza che scorre fluida -(10) La metafora della carezza costruisce la pace – (11) Senza carezze viene meno la speranza – (12) La carezza lotta contro l’indifferenza.
Carezza è poco più di una parola se consideriamo questo semplice gesto come un’abituale manifestazione affettiva. In realtà i suoi significati sconfinano oltre gli aspetti ordinari per assumere inattesi significati in campo sociale e psicologico. Persino filosofico se consideriamo l’influenza della percezione tattile nelle impressioni interpersonali e nello sviluppo del pensiero.
La carezza non è un gesto straordinario ma un gesto che nella sua ordinarietà può insegnarci – più di quanto immaginiamo – il senso dei valori nascosti nei piccoli e grandi piaceri fino agli estremi dolori. Essa viaggia in maniera inconsapevole in un lungo cammino che ha buone argomentazioni in quasi tutti i campi del pensiero.
La carezza è un gesto primitivo, che ha origini lontane e che si ritrova sotto diverse forme anche nella antropologia dei nostri progenitori. Il poeta ungherese Tudor Arghezi titola Adamo una sua poesia sulle mani che comunicano e indagano: “La mano è solo qualcosa che prende e porta?/ No, dà forza alla voce, aggiunge,/ continua per te se rimani privo di parole./ O se non ne hai, la mano è il linguaggio senza voce./ Il gesto nel suo silenzio ha valore/ uguale di significati per centinaia di popoli./ Che cosa avresti fatto, Adamo, senza mani?/ Potevi percorrere una strada così lunga,/ se fra tutti i sensi ti mancava il puro/ indagatore agile e veloce, il tatto?”
Le carezze fisiche sono certamente quelle più riconoscibili. Danno continuità affettiva e sensuale attraverso il più importante dei sensi – il tatto – l’unico senso che non si spegne mai e che per estensione, mediante la pelle, coinvolge tutto il corpo. Attraverso le carezze fisiche, sensibilità ed espressione diventano una cosa sola. Sentirsi accarezzati significa essere riconosciuti, accolti e rassicurati, siano esse carezze materne, paterne, di amore o di approvazione. Con le carezze noi entriamo in comunicazione, esprimiamo il nostro consenso, l’amicizia, l’amore, quei sentimenti che rendono la nostra vita più ricca. Alla stessa maniera, o quasi, delle carezze mentali: fisiche come la mano sulla spalla o l’abbraccio, mimiche come la dolcezza dello sguardo, persino sonore come il tono della voce.
Carezza diventa soprattutto una metafora quando e laddove essa va al di là della intenzione di toccare, per suscitare nobili pensieri, nuove parole, inaspettati sentimenti non solo in ambito personale, ma anche in campo sociale. E’ tra queste situazioni che abbiamo cercato le “dieci ragioni” che abbiamo voluto premettere. Potrebbero essere abbastanza ‘buone’?
CARESS IT’S NOT JUST A WORD
(1) When the hand becomes word
To follow: (2) The caress is an awakening of the senses – (3) Words cannot always reach us – (4) For the child a caress is development – (5) Our thinking Ego emerges through the skin – (6) The caress leads us to the concept of the infinite – (7) The caress is a mental aperture towards the uniqueness of the other – (8) The caress is memory imprinted in time – (9) A caress is spontaneity unrestrained – (10) Caress as metaphor builds peace – (11) Hope dies without caresses – (12) The caress fights indifference
Caress is just another word if we think of this simple gesture as an everyday manifestation of affection. But if one delves deeper there are any number of unexpected meanings in the social and psychological fields. Even philosophical if we consider the influence tactile perceptions play in interpersonal impressions and the development of thought.
While there is nothing extraordinary in the caress as a gesture, its very ordinariness can teach us the often undreamed of significance of the values hidden in pleasures large and small up to the extremes of pain. It moves unintentionally forward on its way accompanied by valid pros and cons in almost every field of thought.
A caress is an instinctive gesture whose origins go far back in time. In his poem Adam, the Romanian poet Tudor Arghezi refers to hands that communicate and investigate: “Is the hand only something that grasps and carries? / No, it lends force to the voice, adds, / continues for you if the words elude you. / Or if you have none, the hand is the voiceless language. / In its silence the gesture means / the same thing for hundreds of peoples. / What would you have done, Adam, without hands? / Could you have gone so far / if of all your senses you were lacking the pure/ agile and swift searching, touch?”
The first type of caress that comes to mind is of course the physical caress, a form of communication that provides affective and sensual continuity by way of the most important of the senses, touch. Through the skin this ever-present sense involves the body as a whole. Sensitivity and expression merge in a physical caress, regardless of whether it is maternal, paternal, of love or approval, to give us the feeling that we are recognized, accepted and reassured. While the physical aspect of a caress, such as a hand on a shoulder or an embrace, is primary, there are also virtual caresses such as those contained in a loving glance, or in the sound of the spoken word.
The caress slips over into the category of metaphor when and where its intentions are not simply that of touch but aim at evoking noble thoughts, new words, and unexpected feelings in a social as well as personal sphere. That’s where the “ten reasons” that underlie our presentation have their roots. Do they seem sufficiently “valid”?