MAMMOGRAFIA SU MISURA


Aldo Mazza, Scienza per Tutti, 1909

Aldo Mazza, Scienza per Tutti, 1909

Uno screening, ritagliato sulla base della storia personale per contrastare al meglio un nemico giurato delle donne: il tumore al seno.

Il tumore al seno è ancora sottostimato. In Italia le cifre reali del big killer al femminile sono “sorprendentemente maggiori” rispetto ai dati ufficiali. In particolare, allarmano i dati relativi alle donne under 45: in 6 anni si calcola un +28,6% di casi nella fascia d’età 25-44 anni. “Una popolazione generalmente esclusa dalle campagne di screening mammografico”, fa notare il coordinatore della ricerca Antonio Giordano, Presidente del Comitato Scientifico del Centro di Ricerche Oncologiche. La sua équipe, multidisciplinare, composta da epidemiologi, chirurghi, radiologi, patologi clinici e genetisti – ha contato i casi di tumore al seno nel nostro Paese passando in rassegna “le schede di dimissione ospedaliera” calcolando il numero esatto di interventi chirurgici demolitivi (mastectomie) o conservativi (quadrantectomie) realmente eseguiti nelle sale operatorie italiane dal 2000 fino al 2005 (ultimo anno disponibile per la consultazione)”.

Secondo lo specialista, “ciò impone indubbiamente la necessità di considerare un abbassamento dell’età di esecuzione della prima mammografia, ma deve anche farci interrogare sulle cause che stanno determinando un così sorprendente aumento dei tumori al seno nelle donne più giovani”. I fattori imputati? “Probabilmente l’assunzione di estrogeni attraverso gli alimenti o preparati farmacologici, il fumo di sigaretta, l’inquinamento ambientale e in particolare quello da diossina (cancerogeno di classe I che si deposita proprio nei tessuti grassi come il seno delle donne)”.

Bisogna quindi pensare riscrivere la mappa degli screening per la diagnosi precoce dei tumori. Non più quindi un esame standard – la mammografia fra i 50 e i 69 anni d’età come avviene oggi- bensì uno screening che tenga conto della storia personale di ciascuna donna, dividendole in tre categorie di rischio (normale, medio, alto).

Resta invariato l’iter per chi non presenta i cosiddetti fattori critici, ad esempio presenza di uno o più casi di neoplasia al seno in famiglia, particolari caratteristiche della mammella, sovrappeso e non aver avuto figli in giovane età.

Per tutte le altre donne, invece, andranno previste corsie preferenziali e l’uso di strumenti più sensibili per scoprire il tumore, come la mammografia digitale. E non è tutto. Per combattere la neoplasia più temuta dalle donne lo screening verrà esteso anche alle 40enni e alle over 70.

E’ questa una delle misure messe a punto dagli addetti ai lavori chiamati a raccolta dal ministero del Welfare per, nel corso dell’International Meeting on New Drugs in Breast Cancer all’Istituto Regina Elena di Roma.

Le nuove indicazioni sono ormai condivise dal mondo scientifico, e sono già allo studio della Commissione. E la proposta diventerà al più presto operativa. Una misura che mira a ridurre le 12 mila vittime che il tumore del seno causa ogni anno nel nostro Paese su 38 mila nuovi casi. La diagnosi precoce è una delle armi più affidabili di cui disponiamo per sconfiggere la malattia. Con una sopravvivenza che si attesta al 98% se si interviene nei primissimi stadi.