E’ difficile accettare l’idea che la malattia possa far parte della vita, soprattutto se essa ci riguarda personalmente. Eppure, per quanto straordinaria, dovremmo fare della malattia una condizione ordinaria o per lo meno accettabile. Una piccola serie di brevi annotazioni letterarie e saggistiche – a cadenza settimanale – preziosa per originalità e importanza degli autori.
Il filosofo svizzero Alexandre Jollien nel suo libro Il mestiere uomo scrive della leggerezza nel capitolo La sofferenza o l’arte di cavarsela.
Chi adotta la leggerezza, sottile antidoto alla disperazione, sperimenta i pericoli di una rivolta inacidita, intuisce che la sofferenza non alimenta solo santi o saggi. Diventare leggeri significa accettare umilmente la sorte dopo aver tentato di tutto per sradicarne il lato oscuro, ribadire una resistenza là dove prevalgono rivolta e collera, significa rifiutare che la rabbia o l’odio finiscano per alienare la libertà. Essere leggeri significa dunque far ricorso di forza alla gioia contro ciò che inasprisce, contro ciò che isola, significa spalleggiare chi soffre affinché non si rinchiuda nel proprio mal-essere. La leggerezza va contro, contrasta ciò che immiserisce.
Fecondata da altri, la leggerezza può incarnarsi nel sorriso o nella stretta di mano che due compagni di sventura si scambiano per fugare la disperazione. Ispira le parole di incoraggiamento, si propaga nell’umorismo redentore, libera chi lotta contro lo sgomento, si rallegra del minimo progresso e ignora quel risentimento che non tarda a essere generato dal disprezzo nutrito dai propri simili. E’ estremamente delicato conservare la fiducia, mantenere un rapporto sereno con se stessi quando si insedia la malattia, la disperazione; in poco tempo, assieme al male, si odierà la vita intera. A dispetto degli invidiosi, degli scorbutici o dei vendicativi, l’adepto della leggerezza accetta quindi la sfida di accogliere l’esistenza, di abbellirla ogni giorno. Lungo il cammino, la presenza dell’altro rafforza la sua perseveranza. Da quel momento, per assumere una difficoltà disarmante, si apre e acconsente a trovare un aiuto, ad arrischiare l’incontro.
Alexandre Jollien, Il mestiere uomo, Qiqajon, 2003.