E’ difficile accettare l’idea che la malattia possa far parte della vita, soprattutto se essa ci riguarda personalmente. Eppure, per quanto straordinaria, dovremmo fare della malattia una condizione ordinaria o per lo meno accettabile. Una piccola serie di brevi annotazioni letterarie e saggistiche – a cadenza settimanale – preziosa per originalità e importanza degli autori.
Questa volta è il turno del filosofo (e storico dell’arte) francese Jean-Michel Palmier che ribadisce come La malattia è solitudine.
L’angoscia della malattia è prima di tutto quella di un’immensa solitudine. Impossibilità pressoché completa di tradurla in frasi o in parole. Soltanto coloro che condividono la stessa sofferenza possono capirsi con uno sguardo. Senso di inutilità, fastidio o irritazione provocato dalla maggior parte dei discorsi degli altri, anche se animati dalle migliori intenzioni. Massima incomprensione: la malattia non è una semplice aggressione fisica, ma un rovesciamento completo dell’essere-nel-mondo.
L’angoisse de la maladie c’est avant tout celle d’une immense solitude. Impossibilité à peu près complète de la traduire par des paroles ou des mots. Seuls ceux qui partagent la même souffrance peuvent se comprendre d’un regard. Sentiment d’inutilité, ennui ou agacement que provoquent la plupart des discours des autres, même animés par les meilleures intentions. Incompréhension majeure : la maladie n’est pas une simple atteinte physique, mais un bouleversement complet de l’ètre-dans-le-monde.
Jean Michel Palmier, Frammenti della vita offesa, Milano, SE, 2004.