SOGNANDO AD OCCHI APERTI
NELL’AFFASCINANTE MONDO DEL SENO FEMMINILE
DAYDREAMING INTO THE ENTHRALLING
WORLD OF THE FEMALE BREAST
Jan Taal - School vor Imaginatie – Amsterdam (estratto dal catalogo della mostra "Quell'Instabile Oggetto del Desiderio" - Padova, ottobre 2009)
Una tra le mie fotografie preferite in questa incredibile mostra è quella affascinante in cui sono ritratte Sofia Loren e Jayne Mansfield. La Loren sembra guardare con un misto d’invidia e di divertimento i seni della sua rivale messi sapientemente in mostra. Sembra rendersi conto che è stata sconfitta, e nasconde il suo seno dietro una sorta di paravento nero. L’offerta a Madre Natura della Mansfield è come l’ostentazione di uno yacht da un milione di dollari nel porto di Saint Tropez, dove il passante, che mai verrà invitato a bordo, rimane a bocca aperta davanti a tali ricchezza e splendore. Nonostante il suo inossidabile sorriso, mi sembra che la Mansfield, con la sua corona scolpita di biondi capelli, stia offrendo i suoi seni per una festa, dicendo “mangiali con gli occhi, io sono la Grande Madre di tutte le madri e di tutte le amanti”. Godetene, toccateli, arrendetevi con tutti i vostri sensi.
Percezione ed immaginazione sono intimamente legate. Questa affascinante scelta di Alfonso Pluchinotta è un tributo al seno femminile e al tempo stesso uno sguardo giocoso. Rappresenta non solo la bellezza sfaccettata del seno, ma propone una profonda riflessione sull’immaginario del seno, che non rifugge da humor, ironia e paura, poiché è da tempo immemorabile che il seno femminile è oggetto di ammirazione, desiderio e persino ossessione. Adesso anche la paura è diventata un aspetto importante per le donne. Le statistiche oggigiorno ci dicono che nel mondo occidentale una donna su nove verrà colpita da tumore al seno. Immagini di bellezza contrapposte alla paura della morte. La dolce e bella pienezza di Madre Natura a cui si contrappone la diminuzione se non la demolizione.
A prescindere dalla malattia, rimodellare i seni nella forma voluta dalla cultura e dalla moda di oggi è diventata una pratica quasi normale nella società contemporanea. Per una ragazza ricevere un seno nuovo da parte dei genitori come regalo per il suo diciottesimo compleanno sembra essere l’ultima novità per avviare al senso di insicurezza una personalità in via di sviluppo. Le pubblicità per la chirurgia plastica compaiono sulle prime pagine dei giornali. Nell’industria dello spettacolo tutti sanno che “niente tette, niente guadagni”.
Ricordo poco del mio primo incontro col seno femminile, succhiando al petto di mia madre. Ma posso tuttavia sentirne e gustarne la morbidezza, mentre mi sazio con questo latte ricco e pieno. Da allora amo tenere nelle mie mani i seni della mia donna. La percezione è una questione molto intima e privata. É direttamente connessa alla nostra immaginazione, la funzione psicologica centrale che ci dà il potenziale di essere liberi, di viaggiare dove vogliamo, liberi come un uccello e creativi oltre ogni limite. Ma, allo stesso tempo, tocca le particelle elementari della nostra psiche, la nostra struttura interna e ciò che fondamentalmente siamo. Le immagini che possediamo di noi stessi e della realtà che ci circonda, in massima parte percezione inconscia, determinano le nostre emozioni, i nostri pensieri e i nostri comportamenti. Nell’apprezzare un’immagine siamo inconsapevolmente condotti nelle pieghe più profonde del nostro cervello, laddove cervello e mente si incontrano. I trilioni di connessioni di mente/cervello contengono tutte le nostre esperienze come anche quelle dei nostri antenati.
Più a lungo e con maggior attenzione ci si sofferma su un’immagine, più saranno gli strati profondi di mente/cervello a rivelarsi. Carl Jung e Roberto Assagioli, pionieri nel campo della mental imagery, spiegano: focalizzare l’attenzione su un’immagine la renderà ‘gravida’, nel senso che farà nascere contenuti più profondi, frutti nascosti nella psiche. Focalizzare l’attenzione ci porterà più vicino alle origini della psiche, in un certo senso alle origini dell’esistenza, proprio quello a cui aspira la meditazione. Attraverso il seno, Madre Natura ti sta chiamando. Ciò che suscita in te dipende da come interagiscono la tua immaginazione, la tua storia e la tua cultura.
L’allattamento al seno è diventato una questione controversa nella società occidentale. L’ossessione per l’estetica, gli aspetti economici, il fatto che esso possa non essere visto di buon occhio nei luoghi di lavoro o semplicemente perché impossibile con il bambino al nido o altrove, sono alcune delle ragioni fondamentali. Compagnie potenti e astute poi hanno sostenuto “argomentazioni scientifiche” per convincere i consumatori che il latte artificiale fosse più sano. Invece abbiamo bisogno del seno, dal punto di vista fisico e da quello emotivo. Certo, possiamo farne a meno, ma a quale prezzo? Molto diversa è stata la mia esperienza nella remota zona montagnosa di Chitral, nel Pakistan fondamentalista islamico. Tradizionalmente le donne coprono il proprio corpo alla vista di uno straniero, ma spesso nelle famiglie da cui sono stato accolto, ho visto madri scoprire senza esitazione il seno per nutrire e confortare i loro bambini.
Per concludere vorrei commentare la fotografia di Antanas Sutkus: quattro ragazzine che sembrano riassumere in qualche modo i vari atteggiamenti.
La ragazza sulla destra, che timidamente copre quello che inevitabilmente cresce.
Dietro di lei. Ciao, guarda i miei buffi piedi. Dissociazione.
In prima fila. Accettazione e approvazione (o è sottomissione?). Preparazione per ciò che è a venire. Tocca a me nella vita, sono la prossima.
E l’immagine di Jerry Schatzberg sul manifesto della mostra non è una splendida scelta? La spirale aguzza di luce ricorda al nostro cervello/mente la grande luce interna, archetipo della fonte di tutte le cose, confusa con la dolce morbidezza del seno, cos’altro possiamo desiderare?
One of my favourites in this catalogue is the fascinating photograph of Sophia Loren and Jayne Mansfield. Loren looks, it seems to me, with a mixture of envy and humour towards the so well displayed extraordinary breasts of her rival. Loren seems to recognize her superior, covering her own bosom behind a decent black curtain. Mansfield’s careful offer of Mother Nature is like a million dollar yacht at the harbor of San Tropez, where one can stroll by and gasp at this display of wealth and luxury, but probably is not invited for a drink. Yet, despite her stainless smile, it looks to me as if Mansfield with her carefully sculpted blond crown of hair is offering her breasts for a feast and says “eat them with your eyes, I am the Great Mother of all mothers and lovers alike.” Enjoy, touch, surrender with all your senses.
Perception and imagination are intimately related. Alfonso Pluchinotta’s intriguing collection of photographs is as much a tribute to the female breast as it is a playful survey. It depicts not only the multifaceted beauty of the breast, it embodies a profound study of the imaginary of the breast, in which humor, irony and fear play a part, as the female breast has been the object of admiration, desire and obsession since time immemorial. At present fear is a major feature for women. Statistics tell us that one out of nine women in the Western world will be affected by breast cancer. The image of beauty countered by the fear of death. The sweet and beautiful fullness of Mother Nature countered by diminishment if not demolition.
An immense medical industry has grown up around the screening, treating, healing and restoring of the breast. Disease aside, reshaping one’s breasts to conform to the standards set by today’s culture and fashion tends almost to become a common practice in modern society. Receiving new breasts as a birthday present from her parents when a girl turns eighteen seems to be the latest novelty in dealing with the feeling of uncertainty in the developing personality of a young woman. Ads for cosmetic surgery appear on the front pages of newspapers. In the music industry it is common knowledge that it is “no tits, no income.“
From my first encounter with the female breast, sucking at my mothers breast, I have little remembrance. Nevertheless I can feel and taste her softness, filling me with this rich full milk. Ever since I love to hold my lover’s breasts in my hands, such a nourishing touch it is, and I caress them, and so many feelings they arouse. Perception is a very intimate, private matter. It is directly connected to our imagination, the superb central psychological function that gives us the potential to be free, able to travel as far as we desire in our mind, free as a bird and boundlessly creative. At the same time however, it touches on the very building blocks of our psyche, our inner fabric and who we fundamentally are. The images we possess of ourselves and the world around us, in greater part an unconscious awareness, determine our emotions, thoughts and behaviour. In our appreciation of a picture we are unconsciously taken into the deeper engravings of our brain, the meeting point of brain and mind. The trillions of connections in the mind-brain contain all our experiences as well as those of our ancestors.
The longer and more attentive one dwells on an image, the deeper the layers of the mind-brain that disclose themselves. Carl Jung and Roberto Assagioli, pioneers in mental imagery, put it this way: focusing attention on an image will make it ‘pregnant’ in the sense that it will give birth to deeper contents, hidden fruits in the psyche. Focusing attention will lead you closer to the origins of the psyche, in a sense to the very origins of existence, like meditation is aiming at. With the breast Mother Nature is calling on you. What it stirs in you depends on the working and patterns and interweavings of your imagination, history and culture.
Breastfeeding has become a controversial issue in Western society. Obsession with the aesthetic aspect, economic questions, the fact that breastfeeding might not be looked on favourably at the places of work or might be simply impossible with the child in a nursery elsewhere are some of the underlying reasons. Then influential and shrewd companies tried with ‘scientific arguments’ to convince the public that artificial milk is healthier. How deep can one fall? On visiting a baby clinic a friend of mine overheard a woman exclaiming: “I am not a cow,“ expressing her disgust with the animal side of breastfeeding. A curious statement, for we are after all mammals. Physically and emotionally we need the breast. True, we can do without, but at what cost?
The four girls in the moving photograph by Antanas Sutkus seem to summarize some of the principal attitudes.
The girl on the right, timidly covers up what’s inevitably developing.
Behind her. Hé, look at my funny feet. Dissociation.
The third. Proud to be, here I am! Ready for it.
Front stage. Acceptance and approval (or is it submission)? Preparing for what is coming up. My turn in life, I’m next.
As for Jerry Schatzberg’s image on the cover of this catalogue, isn’t it a wonderful choice? The pointed spiral of light, reminding our brain-mind of the great inner light, archetype of the source of all things, mingled with the sweet softness of the breast, what more we can desire?