Come in Note di ordinaria malattia, vogliamo affrontare il tema della paura, divenuta anch’essa ordinaria, come per alleggerirla. Pure per questa serie utilizzeremo brevi ma preziose annotazioni letterarie e saggistiche (volutamente senza commenti) che verranno pubblicate a cadenza settimanale.
Cominciamo con il famoso sociologo polacco Zygmunt Bauman che per i suoi aspetti ubiquitari e fluttuanti definisce La paura liquida.
La cosa che suscita più spavento è l’ubiquità delle paure; esse possono venir fuori da qualsiasi angolo o fessura della nostra casa o del nostro pianeta. Dal buio delle strade o dai bagliori degli schermi televisivi… Dal posto di lavoro o dalla metropolitana che prendiamo per raggiungerlo o per tornare a casa. Da coloro che conosciamo o da qualcuno di cui non c eravamo nemmeno accorti. Da qualcosa che abbiamo ingerito o con cui il nostro corpo è venuto in contatto… La paura più terribile è la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera, disancorata, fluttuante, priva di un indirizzo o di una causa chiari; la paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente. ‘Paura’ è il nome che diamo alla nostra incertezza, alla nostra ignoranza della minaccia, o di ciò che c’è da fare – che possiamo o non possiamo fare – per arrestarne il cammino o, se questo non è in nostro potere, almeno per affrontarla.
Zygmunt Bauman, Paura liquida, La Terza, Roma-Bari, 2008