In precedenza: (1) Quando la mano si fa voce. A seguire: (3) Non sempre le parole riescono a raggiungerci – (4) Per il bambino la carezza è formazione – (5) Il nostro Io pensante emerge attraverso la pelle – (6) La carezza ci conduce all’idea dell’infinito – (7) La carezza è apertura mentale alle singolarità dell’altro – (8) La carezza è memoria impressa nel tempo – (9) La carezza è naturalezza che scorre fluida – (10) La metafora della carezza costruisce la pace – (11) Senza carezze viene meno la speranza – (12) La carezza lotta contro l’indifferenza.
Recuperare la capacità dei nostri sensi significa stabilire una nuova relazione mente-corpo. L’impossibilità di considerare mente e corpo come due entità separate sta alla base della teoria della mente corporea (embodiment) e dei concetti applicativi della mindfulness e della neuro fenomenologia. La mente è imbrigliata nel corpo, è distribuita nei sensi e profondamente percepita fino a divenire contenuto cognitivo attraverso l’esperienza nel corpo, cioè di tutti quei processi fisiologici ed emotivi che plasmano la nostra individualità fisica e psicologica. Riconsiderare il senso delle esperienze vissute, emotive e culturali, attraverso lo studio del mondo come percepito, conosciuto e vissuto dall’individuo è un argomento complesso. Volendo restare sullo specifico delle carezze, ci baseremo – come in altre parti del testo- su alcuni testi tra i più significativi che riportiamo in originale e, per quanto possibile, in esteso.
Della carezza come risveglio dei sensi la filosofa belga Luce Irigaray scrive: “La carezza è risveglio a te, a me, a noi. La carezza è risveglio alla vita del mio corpo: alla sua pelle, ai suoi sensi, ai suoi muscoli, nervi, organi il più delle volte inibiti, assoggettati, assonnati o asserviti nell’attività quotidiana, nell’universo dei bisogni, nel mondo del lavoro, negli imperativi o nelle restrizioni necessari alla vita comune.
La carezza è risveglio all’intersoggettività, a un toccare né passivo né attivo tra noi; è risveglio dei gesti, delle percezioni, che sono nello stesso tempo atti, intenzioni, emozioni. Ciò non significa che sono ambigui ma attenti a chi tocca e a chi è toccato, ai due soggetti che si toccano.
La carezza è risveglio a una vita diversa dalla quotidianità laboriosa, è chiamata al ritorno a te, a me, a noi: come corpi viventi, come due, differenti e co-creatori. Essa è atto o opera comuni, irriducibili a quelli che sono dedicati ai bisogni individuali o collettivi.
La carezza è gesto-parola che oltrepassa l’orizzonte o la distanza dell’intimità con sé. E’ vero per chi è accarezzato, toccato, per chi è avvicinato nella sfera della sua incarnazione, ma è anche vero per chi accarezza, per chi tocca e accetta di allontanarsi da sé per questo gesto. Allora il gesto di chi accarezza non è cattura, possesso, sottomissione della libertà dell’altro affascinato da me nel suo corpo, ma diviene dono di coscienza, regalo di intenzione, di parola indirizzata alla presenza concreta dell’altro, alle sue particolarità, naturali o storiche.”
Irigaray non circoscrive il valore delle carezze ai rapporti interpersonali, ma al contrario lo estende ai fenomeni sociali: “Accarezzare è stare attenti alle qualità velate nella vita comunitaria, qualità che leggi e vita civile dovrebbero garantire come proprie, sottratte alla violenza di un quotidiano che non si cura di intersoggettività, alle violenze di un uso utilitario (che si tratti di commercio in senso stretto o commercio del desiderio sessuale) sottratte ad uno sguardo o a un uso non preoccupati del rispetto dell’altro”. La carezza diviene così una metafora del bisogno di relazioni interpersonali e della necessità di un reciproco rispetto.
CARESS IT’S NOT JUST A WORD
(2) The caress is an awakening of the senses
Before: (1) When the hand becomes word. To follow: (3) Words cannot always reach us – (4) For the child a caress is development – (5) Our thinking Ego emerges through the skin – (6) The caress leads us to the concept of the infinite – (7) The caress is a mental aperture towards the uniqueness of the other – (8) The caress is memory imprinted in time – (9) A caress is spontaneity unrestrained – (10) Caress as metaphor builds peace – (11) Hope dies without caresses – (12) The caress fights indifference
Recovering our sensory capabilities means establishing a new mind-body relationship. The theory of the corporal mind (embodiment) and the applied concepts of mindfulness and neuro phenomenology are why mind and body can never be thought of as two separate entities The mind is an inextricable part of the body, deeply felt in all our senses to the point of becoming cognitive content through the experience of the body, that is of all those physiological and emotive processes that mold our physical and psychological individuality. Analyzing the meaning of the emotional and cultural experiences by studying the world as perceived and experienced by the individual is anything but simple. Since we will be focusing on the caress, our points of departure will be various relevant quotations.
With regards to the caress as a reawakening of the senses, the words of the Belgian philosopher Luce Irigaray are particularly apt: “The caress is an awakening to you, to me, to us. The caress is a reawakening to the life of my body: to its skin, senses, muscles, nerves, and organs, most of the time inhibited, subjugated, dormant or enslaved in everyday activity, in the universe of needs, in the world of labour, in the imperatives of restrictions necessary for communal living.
The caress is an awakening to intersubjectivity, to a touching between us neither passive nor active; it is an awakening of gestures, of perceptions which are at the same time acts, intentions, emotions. This does not mean that they are ambiguous but, rather, that they are attentive to the one who touches and the one who is touched, to the two subjects who touch each other.
The caress is an awakening to a life different from the arduous everyday. It is call to return to you, to me, to us: as living bodies, as two, different and co-creators. It is a common act and work, irreducible to those dedicated either to individual or collective needs.”
The caress is a gesture-word which goes beyond the horizon or the distance of intimacy with the self. This is true for one who is caressed and touched, for the one who is approached within the sphere of their incarnation, but it is also true for the one who caresses, for the one who touches and accepts distancing oneself from the self through this gesture.
Thus, the gesture of the one who caresses has nothing to do with the ensnarement, possession or submission of the freedom of the other enchanted by me in their body. Instead, it becomes an offering of consciousness, a gift of intention and of word addressed to the concrete presence of the other, to their natural and historical particularities.”
Irigaray does not limit the importance of the caress to interpersonal relationships, but extends it to social phenomena. “The caress is to be aware of the qualities veiled in communal life, qualities that civil laws and practices should guarantee as one’s own, removed from the violence of an everyday life which has not concern for intersubjectivity, removed from the violence of the utilitarian use… removed from a gaze or a use not concerned with respecting the other”. The caress thus becomes a metaphor of the need for interpersonal relationships and mutual respect.